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L'emergenza abitazionale va ben oltre le case occupate

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Instituto Argentino para el Desarrollo Economico

Intervista a Jaime Sorín, Decano de la FADU-UBA, Facoltà di Architettura, Progettazione e Urbanismo di Buenos Aires, e Responsabile del Programma di Ricerca sull’Emergenza Abitazioni. Di Matilde Sosa. Pubblicato il 29/1/2009 sul sito dell’Istituto Argentino per lo Sviluppo Economico.

Il devastante incendio nel quartiere Boca è divampato all’alba di sabato 10 gennaio all’incrocio fra le vie Suárez e Almirante Brown. Nell’edificio, vecchia sede della Banca d’Italia, vivevano 25 famiglie che sono state trasferite in diversi alberghi della città. Il fuoco si è esteso all’interno della struttura con particolare rapidità a causa dell’esistenza di piccole casette di legno e cartone che fungevano da divisori dello spazio. Il triste bilancio registra la morte di 6 fratelli che non avevano ancora compiuto i 13 anni. Sono evidenti la mancata articolazione e l’assenza di finanziamenti delle politiche per la casa da parte del Governo della Città di Buenos Aires.

Alcuni mesi fa abbiamo consegnato al Governo della Città i risultati di una ricerca sull’Emergenza Abitazioni. Sono incluse in questo concetto di emergenza tutte quelle manifestazioni che avvengono al di fuori delle “Villas de Emergencia”, all’interno della rete urbana e che, essendo meno visibili, non sono oggetto di attenzione dei programmi ufficiali. Si tratta di un insieme di situazioni che includono l’ammassamento degli abitanti, la mancanza di infrastrutture, il crescente deterioramen to d egli stabili, l’abusività in hotel e pensioni, la perdita d ella casa per l’aumento degli affitti, ecc., e che portano migliaia di famiglie al limite o in situazioni di illegalità e informalità e senza strumenti per la difesa della legittimità delle loro richieste. Ovvero, l’emergenza abitazioni va ben oltre le “casas tomadas” (case occupate) e, valicando il fenomeno fisico reale, riguarda le basi delle condizioni umane, trasformando il problema o déficit di case in un ulteriore aggravio all’interno della situazione critica dei diritti sociali, già colpiti dall’esclusione e dalla disintegrazione sociale; e come tale deve essere considerata. Per quanto concerne la quantificazione, qualsiasi cifra è possibile data la mancanza di dati ufficiali che non pone in evidenza la realtà. Questo dimostra il disinteresse delle varie amministrazioni nell’affrontare a fondo la situazione, abbandonando politiche clientelistiche o meramente assistenzialiste. Secondo le nostre stime, non meno di 400.000 persone rientrano in questa categoria, che sommate agli abitanti delle Villas, arriverebbero a 600.000.
D’altra parte , riflettono l’id ea che il problema non possa avere soluzione. L’unica soluzione possibile sembra essere lo “sfratto” e, secondo dichiarazioni ai media, il sottosegretario delle Emergenze del Governo della città, Néstor Nicolás, ha chiesto la collaborazione del settore giudiziario per sfrattare le proprietà occupate abusivamente.
La giuridicizzazione delle lotte per i diritti sociali e delle situazioni di legittimità –ben oltre le condizioni di legalità– come unica risposta, sono tipiche delle amministrazioni governate da espressioni politiche di una nuova destra che, in nome della gestione, abbandona i valori sociali invocando la difesa ultima delle gerarchie esistenti e il buon senso comune delle classi medie urbane, dimenticando la funzione sociale della proprietà e l’obbligo di assumerla da parte di chi esercita il potere. Prima di parlare di sfratti, l’amministrazione di Macri dovrebbe preoccuparsi delle ragioni che hanno portato a migliaia di abitanti a cercare soluzioni al di fuori di una pretesa legalità per procurarsi un rifugio e sopportare l’incertezza quotidiana del proprio futuro.
Il capo della Difesa Civile della città di Buenos Aires, Daniel Russo, ha comunicato ai media che “Le condizioni del luogo erano molto disagiate, una vera tragedia senza che ci fosse bisogno di fiamme”. Ma la gente che vive in queste condizioni come ottiene una casa?

Dobbiamo considerare che se si arriva a una situazione di questo tipo il problema non è la casa e le soluzioni vanno ricercate a partire da politiche di integrazione che comprendano il lavoro, l’istruzione, la salute e l’habitat. Per questo il Governo della Città non offre alternative e non mette a fuoco il tema da questo punto di vista; quindi ogni ricerca avviene necessariamente al di fuori del sistema.
Abbiamo parlato con la gente che riferisce che solamente al limite, ossia con ordine di sfratto già ricevuto, può accedere alla richiesta del cosiddetto “sussidio abitazionale” perché il Governo risponda alla loro situazione critica. Gli interessati riferiscono che “ricevono 400 pesos mensili affinché prendano in affitto una casa per dieci mesi” o li mandano ai cosiddetti “hotel di passaggio” dove si dorme di notte senza soggiornare di giorno. Inoltre, raccontano, che il sussidio è una tantum “e tutto ciò passando per le umiliazioni per comprovare le proprie condizioni critiche familiari”. E, infine, potrebbero anche essere sfrattati...
Il Governo della Città, con il preventivo che ha inviato alla Legislatura, ha abbandonato qualsiasi possibilità di avanzamento nei programmi partecipativi come quello delle “Cooperativas de Vivienda” (Cooperative per la Casa), diminuendo in termini reali l’ammontare dei crediti e non esistono programmi che contemplino i bisogni primari della popolazione a basso reddito. Il sussidio è totalmente inefficace e oltremodo umiliante; serve solo per uscire dalla congiuntura. Lo Stato deve formulare politiche pubbliche integrali di maggior portata e questo può avvenire solo se esiste una volontà politica che rivolga lo sguardo verso i ceti più vulnerabili e con minori possibilità individuali. Il problema non sono né le case occupate né le “villas” e neppure gli affitti; il problema non sono i poveri bensì la povertà. Non si tratta di costruire “case”, ma cittadini con gli stessi diritti sociali. È un problema di giustizia non giudiziaria.

Jaime Sorín, Decano della FADU-UBA Facoltà di Architettura, Progettazione e Urbanismo di Buenos Aires, e Responsabile del Programma de Ricerca sull’Emergenza Abitazioni.
Matilde Sosa, Giornalista argentina. Collaboratrice di Radio Nacional Venezuela

http://www.iade.org.ar/modules/noticias/article.php?storyid=2759

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Il(la) Traduttore(trice) Volontario(a) per il diritto alla casa senza frontiere dell’IAI che ha collaborato con la traduzione di questo testo è

Assunta Laura Imondi