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Francia: fine della tregua delle espulsioni

L’Humanité, 17 marzo 2008

È stata la sua prima azione da sindaco, venerdì: emettere un’ordinanza in cui si precisa che “la città di Bobigny è dichiarata zona di protezione degli inquilini in difficoltà economica”. Eletta domenica scorsa, già al primo turno con un importante 54,77% dei voti, ila sindaca comunista Catherine Peyge era succeduta a Bernard Birsinger, morto improvvisamente il 25 agosto 2006 nel corso di un dibattito per la questione della casa a Bunus (Pirenei-Orientali).

Chiaramente decisa a continuare l’opera del suo predecessore a favore dell’alloggio per i più poveri , ha emesso, anche quest’anno, un’ordinanza antisfratto, al momento della fine della tregua invernale delle espulsioni, avvenuta questo sabato. “S tratta per noi di sottolineare la gravità di questi eventi, come facciamo ogni anno da ormai quattro anni. Anche se le ordinanze sono regolarmente perseguite e messe fuori legge ogni volta, non è grave, sostiene Catherine Peyge: in questa città abbiamo l’abitudine di dire che, per le cause che ci sembrano importanti, noi non siamo fuori legge, ma in anticipo sulla legge. È fondamentale restare un territorio anti-espulsioni, poiché la situazione abitativa è diventata drammatica”.

Risultato: lo scorso anno a Bobigny ci sono state solo “una decina di sfratti”. “In generale cerchiamo di opporci fisicamente algli sgomberi” spiega il sindaco “ma, a volte, le stesse persone preferiscono non parlare delle loro difficoltà e noi non possiamo intervenire in tempo. Inoltre a volte, lo schieramento delle forze dell’ordine é talmente grande che non possiamo fare niente...”

Come Bobigny, altri comuni guidati da sindaci comunisti hanno emesso ordinanze dello stesso tipo. Così a Vénissieux, André Gerin prosegue senza sosta la bagarre amministrativa e, nonostante le sue tre ordinanze, che vietano i pignoramenti immobiliari, il taglio di acqua, elettricità e gas e le espulsioni locative, siano state sospese il 14 febbraio scorso, il giorno dopo ha ripubblicato gli stessi testi. Tutto questo gli è valso una convocazione al tribunale amministrativo di Lione. Il sindaco di Vénissieux, tuttavia, non è privo di argomentazioni e difende il suo approccio appoggiandosi sul primo rapporto annuale del Comitato di sorveglianza per la messa in opera del diritto alla casa opponibile, pubblicato il primo ottobre 2007, che insiste sulla necessità di prevenire gli sfratti.

Questo testo sostiene che “ci sono circa 100.000 provvedimenti di sfratto ogni anno”. Ora, l’applicazione della legge sul diritto alla casa opponibile (DALO) deve portare a rialloggiare prioritariamente le famiglie di buona fede sotto la minaccia di sgombero senza rialloggio. Tenuto conto del numero di famiglie coinvolte, ma anche del trauma umano rappresentato dallo sgombero, conviene prima di tutto are il possibile per evitarlo.

L'anno scorso tutto questo non è stato possibile per 10.719 famiglie e le forze dell’ordine sono effettivamente intervenute per procedere agli sgomberi. Come rivela la Fondazione Abbé-Pierre “questa cifra è raddoppiata dal 1998”, “come anche il numero di concessioni della forza pubblica accordate dai prefetti (25.144 nel 2006 – NdR)”.

Allo stesso modo, mentre questete concessioni sono state accordate nel 40% dei casi nel 1998, oggi questo tasso è salito al 65% , dato che la Fondazione analizza come una “deriva repressiva dello stato”.

Di conseguenza, l’associazione rinnova la sua richiesta di “sospensione degli sfratti nel 2008, di fronte all’aggravarsi della situazione. Una richiesta riformulata in piazza sabato 15 marzo a Strasburgo, Amien, Lilla e Parigi. Dalla Place de la République fino all’Ile de la Cité, diverse migliaia di persone hanno sfilato richiamate da una trentina di associazioni tra cui il DAL (Diritto all’alloggio) o Jeudi noir (Giovedì Nero). La loro parola d’ordine è:” un tetto è un diritto, no agli sfratti”.

Alexandre Fache